Questi adolescenti dimenticati

Questi adolescenti dimenticati
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Eccoci catapultati di nuovo a marzo e nella scuola riprende inesorabilmente la didattica a distanza per tutti gli adolescenti.
E’ avvenuto esattamente quello che ci si era ripromessi di evitare, con una migliore organizzazione, con una spesa pubblica adeguata e con il sacrificio ed impegno di tutti.
Eppure gli adolescenti, evidentemente senza colpo ferire, sono rimasti a casa, senza nemmeno poter svolgere quel 25 % di didattica in presenza, che consentiva, forse, un minimo di contatto con la realtà. Si trattava di un solo giorno a settimana di presenza in classe.
Senza che ci siano state delle vere proteste, senza che ci siano stati dei Governatori che si siano opposti alla chiusura indiscriminata delle superiori, come se l’istruzione degli adolescenti, non contasse assolutamente nulla e la “preoccupazione scuola” fosse indirizzata solo alle medie, elementari ed infanzia, loro sì, hanno diritto allo studio evidentemente, benchè – con ogni probabilità – i più piccoli siano, per ovvie ragioni, più difficilmente gestibili nel rispetto delle regole e nella diffusione del contagio.
Ma chiaramente i genitori dei piccoli devono andare a lavorare ed i bambini devono stare a scuola, mentre i “grandi” possono pure essere abbandonati a loro stessi tutto il giorno.
No scusate, avete ragione, dimenticavo. I ragazzi hanno la colpa di prendere i mezzi pubblici, pieni di persone e dove è facile il contagio. Quindi la SOLUZIONE NON E’ DI IMPLEMENTARE IL TRASPORTO PUBBLICO, MA LA SOLUZIONE E’ SEMPLICEMENTE CHE NON ABBIANO IL DIRITTO ALLO STUDIO.
Allora vediamo questi ragazzi, che tutti stanno ignorando, NELL’ETA’ PIU’ DELICATA DI SEMPRE, che è l’adolescenza, lasciati a casa, a trascinarsi dalla camera al divano, senza più alcun confronto, se non con il telefono o con il pc.
E’ avvilente e sconfortante.
E non mi si dica che c’è il covid, per favore, un minimo di coerenza: banchi distanziati, ingressi contingentati, finestre sempre aperte, ricreazione in classe, mascherina tutto il tempo. Non è la scuola la fonte primaria del contagio.

Laura De Perini